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IL CANTO DELL’AMORE
Può dunque una parola, una sommessa
parola detta da un labbro che trema
balbettando, valer più d’un poema,
prometter più d’ogni miglior promessa?
Può levarsi, a quel suono, una dimessa
fronte, raggiando, qual se un diadema
la cinga, e può dar tanto di suprema
gioia che quasi ne rimanga oppressa
l’anima?... Io credo svelga oggi dai cuori
ogni ricordo d’amarezza, ormai
sazio d’umane lagrime, il destino.
È così certo! Non mai tanti fiori
ebbe la terra, e il cielo non fu mai
né così azzurro, né così vicino!
ANALISI
In questa poesia si racconta una dichiarazione d’amore, e la felicità che ne consegue, collegando la gioia all’immagine della luce. Infatti gli occhi radiosi, illuminati dalla felicità (versi 5-9) sono paragonati alla luce emessa da un diadema, come se al posto degli occhi ci fossero delle gemme splendenti. Inoltre questi occhi, prima tristi e angosciati tanto da nono accorgersi quello che c’è loro intorno, ridonata loro la luce dalla dichiarazione, vedono il mondo più bello accorgendosi solo ora di quanto il cielo sia rilucente e chiaro, e la terra rigogliosa.