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Nato intorno al 1480 e cresciuto certamente a Venezia, figlio di Tommaso, Lorenzo Lotto dimostra fin dalle prime opere di conoscere a fondo Giovanni Bellini e Alvise Vivarini. Stabilitosi a Treviso, a contatto con gli ambienti umanisti, realizza i primi ritratti, le tele di devozione privata e alcune pale d'altare di altissimo livello. La fama del grandioso dipinto circola rapidamente, dalla vicina Loreto, al Vaticano, dove il pontefice chiama il pittore per decorare alcune stanze, nel 1508. Il soggiorno romano, di poco più di un anno, fu quanto mai utile per Lotto, anche se purtroppo nulla ci resta. Dunque si allontanò da Roma per tornare nelle Marche, dove, a Jesi, realizza opere che risentono dell'incontro con Raffaello, sempre operando per edifici ecclesiastici e compagnie religiose.
Dal 1513 Lorenzo Lotto vive a Bergamo, libero e stimato, per le più importanti famiglie patrizie. Per loro comincia a realizzare opere da cavalletto: ritratti fra i più belli del Cinquecento, diverse opere di devozione privata, altre interessantissime pale d'altare e un vasto ciclo di affreschi che raffigurano storie di ambientazione popolaresca, con una freschezza di toni e sentimenti, velocità di stesura e varietà d'accenti che ancora ci entusiasmano.
Lotto però, preferisce andare a Venezia da cui, tra l'altro, potrà inviare con più comodità, per via d'acqua, le sue tele e tavole nelle Marche, ove mantiene ottimi rapporti. Dal 1526 è dunque stabilmente in laguna. Continua a lavorare per committenti privati, ma ha anche un ordine prestigioso nel 1529 per la chiesa di Santa Maria dei Carmini: il San Nicola in gloria con i santi Giovanni Battista e Lucia, per cui diventa ovvio l'accostamento ai modi di Tiziano, il pittore allora sovrano in città. Lotto nel frattempo produce sempre per le Marche, per Jesi anzitutto, con la Pala di Santa Lucia del 1532 e l'eccezionale Crocifissione nella chiesa di Santa Maria in Telusiano. Nel 1533, a Treviso, Lotto riesce ancora ritrattista perfetto con la Gentildonna in veste di Lucrezia Poi probabilmente raggiunge nuovamente le Marche, dove si fermerà, fino a quel 1539 in cui compirà la Madonna del Rosario per la chiesa di San Domenico a Cingoli. Lo troviamo ancora ad Ancona, poi a Macerata, in una fase di intensa attività e sempre di capolavori. Ma è ormai stanco e vorrebbe tornare definitivamente nella natia Venezia. Spera di accasarsi da un nipote, Mario d'Armano, che ha famiglia e attività prestigiosa: con lui abiterà dal 3 luglio 1540 fino al 17 ottobre del 1542: nel marzo di quell'anno termina l'Elemosina di Sant'Antonino per la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, ultima commissione pubblica a Venezia.. Si trasferisce nuovamente a Treviso e da allora fino alla morte nel 1556, dunque dall'età di poco più di sessanta anni ai settantasei, la produzione pittorica di Lotto sarà ancora intensa.
Dal 1545 lascia definitivamente Treviso, dove ha pochi clienti, e torna a Venezia. Poi altri viaggi nelle Marche: è ad Ancona nel 1550.
In una data di fine autunno del 1556, si spegne, solo con le ombre dei suoi ultimi, commoventi dipinti.