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Come già visto nelle precedenti lezioni ed esercitazioni, il mercato delle conversazioni è oramai uno strumento di marketing fondamentale. Attraverso l'ascolto e la ricezione di feedback, le aziende possono direzionare le proprie campagne pubblicitarie ed innovare i propri prodotti secondo i gusti dei clienti, dati direttamente dalle opinioni degli stessi. E' importante saper accogliere anche le critiche e le cose negative che vengono esposte, umilmente e costruttivamente. Ma il mercato conversazionale tende ad essere sempre più stringato e veloce, con una perdita sociologica potenzialmente inquietante. E' sempre più diffuso, ad esempio, l'uso degli sms al posto che delle chiamate o delle care e vecchie lettere. Anche sul web si assiste ad un fenomeno di sinteticità che va di pari passo: concetti sempre più concisi, che vanno dritto al punto senza fronzoli. Per certi aspetti, la completezza delle informazioni e la stesura di testi "interi" rischiano di passare in secondo piano e non venire addirittura letti, ignorati e "scartati" tra le mille notizie che affollano i social network. E' il caso di Facebook, e lo notiamo in prima persona noi giovani quando proviamo a creare contenuti impegnati per promuovere le nostre idee. Questa evoluzione (involuzione) della conversazionalità è causa anche della "morte" dei blog, sempre meno visitati a favore di risorse "lampo". Twitter in questa situazione è un esempio calzante, concedendo addirittura un limite massimo di caratteri disponibili (140) nei quali potersi esprimere. Si creano così degli scambi di microinformazioni (il fenomeno è appunto chiamato "microblogging"), concetti minimali ridotti all'osso dell'argomento. Può essere deleterio per la società in cui viviamo, sta di fatto che così è: quindi a livello di marketing bisogna saper sfruttare anche questa situazione. Il caso "Tweet Your Wines" (TYW) è un ottimo punto di partenza per capire come farlo. Durante il Vinitaly del 2010, rinomata fiera sul vino, è stato organizzato un percorso virtuale tramite Foursquare, dove le persone erano invitate ad eseguire il check-in negli stand aderenti ed effettuare dei tweet sui propri vini preferiti. Facendo tutto nel giusto ordine si poteva partecipare ad una "tweetasta" finale con in palio delle prestigiose "cromobox", scatole espositive contenenti i migliori vini delle aziende. Logico che questa iniziativa abbia riscosso successo, venendo riproposta negli anni seguenti. Così come è logico che le aziende aderenti ne abbiano beneficiato a livello di immagine e pubblicità sui social network. Risulta quindi evidente che l'esperienza del consumatore va assecondata ed implementata, talvolta sotto forma di "gioco a premi", oltre che essere assistita ed ascoltata.
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